domenica 20 dicembre 2009

Ancora intimidazioni telefoniche.


Un altro collaboratore di Terra Nostra, Francesco Caravella è stato ripetutamente minacciato.
Il Presidente del Partito dei Verdi di Monopoli esprime solidarietà al giornalista Gianni Lannes e alla redazione del suo giornale "Italia Terra Nostra" (http://www.italiaterranostra.it/), vittime di pericolosi atti di intimidazioni. “La libertà di parola e il diritto di cronaca sono due capisaldi fondamentali della democrazia che vanno tutelati e mai messi in discussione”. Così commenta Deleonibus, che agiunge: “ogni sforzo va fatto per mettere in sicurezza Lannes e i suoi e non permettere che siano la paura ed il terrore ad avere la meglio. Auspico che l’informazione torni ad avere il coraggio di andare a fondo alle cose e di denunciare. Questo tipo di informazione dà fastidio alla mafia e ai gruppi di potere ma è anche l’unica in grado di scardinare il sistema che domina e soffoca la nostra Italia. Saviano ce lo ha insegnato molto bene: l’informazione è l’arma vincente contro la criminalità organizzata. Esprimo quindi la mia solidarietà redazione di "Italia Terra Nostra" e a Gianni Lannes in particolare – ha concluso Deleonibus – , giornalisti per passione e veri eroi dell’informazione del nostro Paese, nella speranza che continuino la loro battaglia contro la mafia e per la legalità e che sia loro assicurata la massima protezione".

venerdì 11 dicembre 2009

Risposte a un cronista

(nella foto Giuseppe Spalluto, cronista)

Sulla pagina personale Facebook del nostro Presidente cittadino, ing. Giuseppe Deleonibus, è giunto il seguente messaggio:

"Ingegnere qual è il target al quale si rivolge qndo fa le sue battaglie?Come intende contrastare queste discriminazioni del Partito democratico? Perchè succede questo, a suo avviso?Sono vere le voci che lei caldeggiava per il Partito democratico? Ma di fronte a queste dimenticanze, sono cambiati i suoi pensieri riguardo certi cambi di casacca?Perchè cambiare vocazione politica alla vigilia del primo anno da coordinatore cittadino nei verdi per la pace? E' sintomo di turbolenze all'interno del vostro circolo politico?Risponda ad un semplice cronista 'discriminato' dalla lista dei suoi amici di facebook soltanto perchè l'arroganza dei politici rende le menti poco lucide di fronte a critiche che alcune testate giornalistiche hanno riportato in merito agli interventi giunti nelle redazioni mediante comunicati stampa oppure attraverso il proprio operato.... Mostra tuttoLei è convito di essere sempre supervisore ad ogni critica?Auspico risposte concrete e pubblicamente magari con un suo comunicato stampa. Giuseppe Spalluto"
Questa è stata la risposta del nostro Presidente cittadino, ing. Giuseppe Deleonibus:
"A parte il suo italiano imbarazzante...ad uno ad uno risponderò ai suoi punti:
1) Target: non me ne sono mai prefissato uno. Avere dei targets è, per me, sinonimo di limitatezza. Io ho sempre cercato di guardare intorno a me e di trasmettere attraverso il mio bagaglio un quid in più. Il tutto in sintonia con la parola d’ordine contemporanea: ascolto, di sè e degli altri.
2) Non intendo contrastare queste discriminazioni...i pesci grandi hanno bisogno per crescere dei pesci piccoli. E' una lotta darwiniana, non manichea. La lotta omerica, nell'Iliade, avviene sempre tra eroi in possesso di una forza simile. Come insegna Esopo l'unico modo per sconvolgere il dato naturale della legge del più forte è l'uso dell'astuzia. Così lo scarabeo minuscolo fa cadere le uova della grande aquila arrogante dalla pancia di Zeus, per mezzo di astuzie; il piccolo Ulisse-Nessuno inganna il grande Polifemo, figlio di dio greco.
3) Succede questo perchè la strategia democratica lavora all'idea del partito unico! È un’idea forte e poco importa se mal si attaglia alla storia di questo paese, se allontana il contributo di chi vuole rimanere libero e quindi riduce la possibilità di vincere le destre. Nessun alleato, solo scudieri! E chi non è d’accordo e non sta all’"inciucio" su vari fronti e su onerose opere a impatto ambientale è antidemocratico. Queste le direttive, valevoli anche per le realtà locali. Fuori chi non si allinea, le menti libere, chi rappresenta sensibilità e necessità vere, chi denuncia e contrasta i potentati del cemento, le speculazioni dei monopoli pubblico-privati, le imprese che non rispettano il lavoro.
4) Mai caldeggiato per il Partito Democratico. Davvero questo Partito Democratico non mi rispecchia. Soprattutto come è costruito a Monopoli. E chi le ha mai parlato dei miei cambi di casacca? La mia unica tessera è stata quella dei Verdi e fino a quando i Verdi esisteranno (anche col solo 0.0001%) io resterò Verde. Soprattutto ora che rivesto un ruolo di rilievo nazionale (questo forse le è sfuggito perchè poco attento alla lettura).
5) Riguardo ai cambi di casacca. Sui giornali appare spesso l'argomento dei voltagabbana. Si gira intorno alla questione, ma la realtà è semplice: essere voltagabbana è nel carattere degli italiani, nel loro Dna. Tra le nostre qualità non ci sono affidabilità e lealtà, la storia lo dimostra a iosa. Prevale il cinismo, prevale l'atteggiamento espresso dal consueto « Chi se ne frega! » e l' ancor più antico: « Francia o Spagna pur che se magna ». Esistono almeno due libri apparsi in questi ultimi anni presso l'editore Marsilio: un saggio di Pialuisa Bianco («Elogio del voltagabbana») e una raccolta di interviste di Claudio Sabelli Fioretti («Voltagabbana, manuale per galleggiare come un sughero»). Le consiglierei di leggerli. Il cambio di casacca dimostra soltanto la capacità di gridare: " Vogliamo questo, vogliamo quello " , come farebbe " Pierino ". Il cambio di casacca è soltanto segno di debolezza, estrema debolezza, oppure opportunismo.
Quando questo mi riguarderà la invito a scrivere fiumi di parole a riguardo ma prima non faccia illazioni.
6) Mai cambiata la mia linea politica. La mia prima battaglia è stata la difesa degli omosessuali, descritti come malati da curare da un suo collega. Battaglia che lei conosce molto bene. Successivamente ho incontrato ufficialmente gli ambulanti di piazza XX Settembre e con il mio partito ho iniziato a prendere le loro "difese". Le ricordo, qualora avesse dimenticato perchè in altre faccende affaccendato, che il partito dei Verdi a Monopoli è stata la prima organizzazione politica ad accedere agli istituti di partecipazione cittadina. Successivamente ho incontrato in maniera non ufficiale i commercianti di piazza XX Settembre e da sempre sono a loro fianco. Per conoscere approfonditamente la mia linea politica può tranquillamente leggere www.verdimonopoli.blogspot.com
7) All'interno del circolo cittadino non c'è nessuna turbolenza. Si lavora. Certo alcune volte nascono incomprensioni. Ma questo avviene dappertutto. Sarà capitato anche a lei a Teletrullo, a Canale 7 (che le ha fornito i rudimenti e ora attacca e denigra in ogni dove).
8) Non ho discriminato mai nessuno. Non posso permettermelo. Ho solo eliminato alcune persone con cui non avevo più rapporti o affinità intellettive. E in quella lista di persone è capitato anche lei. Anche se discriminare non è altro che il legittimo esercizio del diritto di scegliere e quindi di escludere. Discriminare non è altro che il legittimo diritto ad avere delle simpatie e delle preferenze e quindi di negare a terzi la nostra amicizia o la nostra solidarietà. Discriminare non è altro che il legittimo diritto di non accettare uno scambio. In fondo non è altro che un atto di libertà. È perfettamente naturale. Lo facciamo tutti i giorni. Tutti. Il diritto di discriminare è sempre legittimo? No. Esso lo è solo quando vengono rispettati e tutelati i diritti di proprietà degli individui. Da ciò che mi appartiene, dal mio corpo, dai frutti del mio lavoro, dai miei beni, ho il legittimo diritto di escludere chiunque. Lo immagina un mondo in cui si è costretti ad avere amici che non si desiderano, o magari a sostenere persone i cui comportamenti ci indignano profondamente? O semplicemente persone con cui, per una qualche ragione, per quanto razionale e sensata essa sia, si desidera non avere nulla a che fare? Siamo sicuri che un mondo simile sia un mondo di libertà? Non credo proprio.
9) Le critiche di alcune testate giornalistice (in realtà solo la sua) io non le ho lette. Nel senso che i suoi articoli io non li ho vissuti come critiche. Ma come parole dette senza un senso preciso...dette pur di smontare l'avversario (eh sì perchè lei mi vive così. Io invece no. Lei per me è solo uno scrivente, ossia uno che scrive. Mi permetta di non chiamarla giornalista altrimenti i decani si offenderebbero. E anche perchè in Italia per svolgere l'attività del giornalista - regolamentata per legge (la numero 69 del 1963) e fondata su una precisa deontologia - occorre far parte di un apposito Ordine professionale. E lei, che io, sappia ancora non ne fa parte). Ma mi permetta comunque di consigliarle ancora un'altra lettura "Carta dei doveri del giornalista" (sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana l’8 luglio 1993).
10) Cosa significa "essere supervisore ad ogni critica"? La critica è una cosa a cui un politico deve abituarsi. Sottoscrivo quello che diceva Otto von Bismarck "Accetto con gratitudine la più aspra critica, se soltanto rimane imparziale". Giovenale diceva "La critica è indulgente coi corvi e si accanisce con le colombe". Per essere più alla sua portata, mia nonna diceva "È facile dir male dell'arte, ma difficile è impararla".
Diritto di cronaca e diritto di critica sono entrambi emanazioni dall’art. 21 Cost. Tuttavia, la loro diversità è enorme. La cronaca riferisce una realtà fenomenica (fatto o comportamento). Essendo informazione, è obiettiva. La critica, essendo valutazione, è soggettiva. La critica è fondamentalmente un attacco. E’ il giudizio soggettivo a caratterizzare la critica rispetto alla cronaca. Se quest’ultima consiste nel riferire un fatto obiettivo, è possibile fornire per esso un solo messaggio informativo. Le possibilità di critica nei confronti di un fatto, invece, sono tendenzialmente infinite. In teoria la critica dovrebbe incontrare gli stessi limiti previsti per il diritto di cronaca: verità, interesse pubblico, continenza formale. Solo se rispetta tutti e tre i requisiti la critica è legittima. La verità è riferita al fatto: ossia la critica deve poggiare su basi veritiere. Deve rivestire un interesse pubblico, che è poi riferito allo stesso fatto: non si possono, quindi, esprimere pubblicamente valutazioni critiche su fatti privati o comunque privi di interesse per la collettività. Infine, la critica deve rispettare il requisito della continenza formale. In teoria, appunto. Ma in pratica, la differenza ontologica con la cronaca rende impossibile applicare alla critica i tradizionali requisiti nella stessa misura e con la stessa severità. Non è difficile immaginare come la valutazione di un fatto, passando attraverso la sua interpretazione, possa tendere a travisarlo. E come la critica verso una persona, o un suo comportamento, per forza di cose finisca per rappresentarla in maniera diversa da quella che è.
11) La risposta è pubblica e non penso per questo di doverle un comunicato stampa.

Non esiste saponata per lavar l'anima ingrata".

giovedì 3 dicembre 2009

A largo di Monopoli si cerca il petrolio...

...E Monopoli diventerà il mare dei balocchi dei petrolieri...

La febbre del petrolio espone Monopoli al più grave rischio che abbia mai corso nella sua storia.
Avere questa perforazione a largo della costa di Monopoli significa cedere parte del nostro territorio alla/e compagnia/e petrolifera/e per estrarre petrolio di pessima qualità che dovrà essere sottoposto a processi molto inquinanti di desulfurazione. Il 90% della popolazione si troverà a vivere dentro un distretto petrolifero.
Le compagnie petrolifere pagheranno allo Stato il circa un 7% di royalties e alla nostra regione solo l’1%. In altri paesi del mondo si pagano dal 30% all’80% di royalties come ricompensa per i danni ambientali. Vista la pessima qualità del nostro petrolio, il basso costo è l’unica ragione che rende interessante la nostra area regionale agli occhi dei petrolieri. I pozzi di petrolio non porteranno posti di lavoro perché le compagnie petrolifere utilizzano i propri tecnici da fuori regione. Le raffinerie sono altamente automatizzate e a regime serviranno solo poche decine di persone. Al contrario, l’inquinamento provocato dall’attività petrolifera riguarderà tutta la regione con ricadute pesantissime sulla salute della gente e sull’economia".E' risaputo da indagini scientifiche che il petrolio del basso Adriatico è di pessima qualità perché ricco di zolfo. Per essere trasportato via dalla nostra Monopoli attraverso il porto di Monopoli stessa (credo, o al massimo di Bari o Brindisi) deve essere prima sottoposto ad un processo di raffinazione. Il prodotto di scarto più pericoloso è l’idrogeno solforato (H2S) dagli effetti letali sulla salute umana anche a piccole dosi. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ raccomanda di non superare 0.005 parti per milione (ppm) mentre in Italia il limite massimo previsto dalla legge è pari a 30 ppm : ben 6000 volte di più. In mare addirittura non ci sono limiti in Italia. Politici e petrolieri diranno che tutto è a norma di legge, ed è vero! Il problema è che tali leggi sono fatte per tutelare i loro interessi e non i nostri! (Un invito a leggere uno studio all'indirizzo: http://www.csun.edu/~dorsogna/h2s.pdf).
Le attività di perforazione e produzione di petrolio dal fondo marino contribuiscono per il 2% all'inquinamento marino. Questo 2% va sommato al 12% dovuto agli incidenti nel trasporto marittimo, si aggiunge il 33% per operazioni sulle navi relative a carico e scarico, bunkeraggio, lavaggio, scarichi di acque di sentina o perdite sistematiche, che porta al 45% l'apporto complessivo di inquinamento dovuto a perdita dalle navi. Un consistente apporto di inquinamento da petrolio, stimato al 37%, è quello che proviene da scarichi urbani e industriali, sistematici o accidentali, e perdite da raffinerie, oleodotti, depositi. Inoltre le ricadute atmosferiche di idrocarburi evaporati o parzialmente incombusti danno un apporto del 9%, sorgenti sottomarine rilasciano per trasudamento naturale un apporto del 7%.
I danni causati agli ecosistemi dagli sversamenti di petrolio dipendono da molti fattori tra cui vi sono la quantità, le caratteristiche del petrolio stesso e la sua distribuzione.Quest'ultima dipende spesso da fattori incontrollabili come i venti o le correnti.Le caratteristiche chimico-fisiche del petrolio ne determinano la tossicità.Il petrolio costituito da un miscuglio di idrocarburi che sono suddivisi nelle seguenti classi:
1) Idrocarburi saturi (alcani, paraffine)
2) Idrocarburi insaturi (alcheni, olefine)
3) Idrocarburi aromatici, tra cui gli IPA (Idrocarburi aromatici policiclici)
4) Cicloparaffine.
A differenza degli altri idrocarburi, tutti gli idrocarburi aromatici sono tossici. In particolare gli IPA sono gli idrocarburi del petrolio più pericolosi per la vita, a causa della loro azione cancerogena. Altri fattori molto importanti sono le condizioni dell'ambiente, come la salinità, la temperatura dell'acqua e il tipo di costa. Questi fattori influiscono sugli effetti sull'habitat, ma anche sulle procedure di clean-up.Vi sono infine le caratteristiche biologiche rappresentate cioè dagli organismi che vengono colpiti dal fenomeno.Queste caratteristiche comprendono la specie, la fase del ciclo vitale (larvale, giovanile o adulto) e la taglia.La criticità della specie legata alle caratteristiche della stessa ma anche alla sua funzione e posizione nella catena alimentare.
Danni meno evidenti ma non meno pericolosi sono quelli derivanti dal bioaccumulo, cio dall'arricchimento di una sostanza negli organismi viventi per qualunque via, respirazione, ingestione di cibo, contatto. Il bioaccumulo e la biomagnificazione, cioè l'arricchimento esponenziale di una sostanza nella catena trofica, possono portare a livelli elevati di IPA nei tessuti degli organismi. Le relative conseguenze possono essere di alterazioni della riproduzione, immunotossicità, teratogenesi, carcinogenesi, alterazioni ormonali.
La trasformazione della nostra Monopoli in distretto minerario creerà un danno all’intero sistema agricolo e all’immagine dei prodotti eno-gastronomici monopolitani
L’incompatibilita’ tra agricoltura e raffinerie è stata dimostrata scientificamente più di 30 anni fa. Allo stato attuale non esistono tecnologie che possano evitare i danni ambientali. Per questo motivo negli USA e negli altri paesi europei non vengono consentiti impianti di raffinazione di nessun tipo in prossimità di zone abitate.
Vi sarà anche un danno incalcolabile nel settore turistico e alberghiero: chi vorrà trascorrere le proprie vacanze tra fiamme alte 30 metri e puzza di uovo marcio (H 2 S)?
L’estrazione del petrolio e la sua raffinazione comportano un notevole dispendio di acqua. Solo l’impianto di desulfurazione utilizzerà UN MILIONE di litri d’acqua potabile al giorno. Acqua che sarà prelevata dall’acquedotto pubblico, già perennemente carente in estate. Queste acque contaminate dallo zolfo e metalli pesanti saranno poi reimmesse nel terreno con un rischio gravissimo di contaminazione delle falde. In Basilicata è già successo.Secondo i miei calcoli (essendo un ingegnere ambientale) la perforazione da 53.2 milioni lordi di barili e 36.5 milioni di barili netti emetterà ogni anno: 112 t di ossido di zolfo, 322 t di nitrati, 80 t di monossido di carbonio, 1.2 t di polveri fini e 2.2 t di composti volatili organici (con una sottostima del 20%).
Ancora, negli Stati Uniti le perforazioni in mare devono essere eseguite a 160 km dalla costa per paura di possibili incidenti che riverserebbero petrolio sulla costa e questo dal 1969. Tali vincoli non esistono in Italia e a Monopoli la Northern Petroleum Plc
vuole installare un piattaforma a 16 km dalla costa. Conoscete qualcuno che vorrà venire in vacanza all’ombra di una piattaforma petrolifera?
La ricaduta delle sostanze inquinanti immesse nell’aria e nell’acqua danneggiano le potenzialità agricole della regione. In Val d’Agri (Basilicata) 15 anni fa i petrolieri dicevano le stesse cose che dicono a noi e cioè che tutta la loro attività è compatibile con l’agricoltura e la salute umana. Evidentemente mentivano se oggi in Basilicata i terreni vengono abbandonati e lasciati incolti perché producono poco o niente e con pessima qualità. Gli stessi terreni che furono pagati a caro prezzo dai rispettivi proprietari, oggi non valgono nulla perché non c’è mercato. Nessuno li vuole. Il risultato è un danno economico pesantissimo che nessuno ha mai risarcito.
A tutto questo va aggiunto che con le perforazioni c'è il rischio subsidenza, che è l’abbassamento del terreno a causa delle estrazioni di idrocarburi. Questo fenomeno è qualche volta accompaganto da micro terremoti e dissesti geologici. In Italia, nel 1936, furono aperti i primi pozzi di metano nella Laguna veneta e in quello stesso periodo iniziarono le alluvioni del Polesine, attribuite proprio al fenomeno della subsidenza. Nel 1963 si decise di disattivare i pozzi di metano per proteggere le popolazioni e da allora le alluvioni del Polesine sono solo un ricordo. Di recente c’è stato un processo contro l’Eni in Veneto per tentata alluvione e disastro ambientale perché questo ente ha tentato di costruire un pozzo di idrocarburi in una zona vietata dal decreto Ronchi, redatto proprio per proteggere la Laguna dalla subsidenza.
Il rischio di subsidenza è uno dei tanti motivi per cui le legislazioni di altri Paesi sono molto rigide nei permessi di estrazione nelle vicinanze di aree protette, di centri abitati e della costa. Negli Usa sono vietate le estrazioni petrolifere fino a 160 km. dalla costa pacifica e atlantica. Si può trivellare solo nel mare antistante il Texas, nel Golfo del Messico. Il Texas ha però deciso di non puntare sul turismo marino. La moratoria nei mari Usa vige dai primi anni Ottanta e tutti la rispettano perché nessuno vuole mettere a rischio le proprie industrie turistiche. I grandi laghi americani attorno alle Cascate del Niagara hanno una superficie di circa una volta e mezza l’Adriatico: è assoluto il divieto di trivellare per i pericoli sul ciclo naturale.
In Norvegia le piattaforme sono tutte in mare aperto, ad almeno 50 km dalla costa e lo Stato norvegese garantisce una pensione dai ricavati del petrolio a tutti i suoi cittadini. Ma la Norvegia è lo Stato più trasparente nell’informazione sui rischi e i danni dell’attività estrattiva. Una differenza enorme rispetto alle leggi blande italiane dove persino i controlli, anche sugli smaltimenti dei pericolosi fanghi residui, sono molto rari e dove le royalties, come dimostra proprio il caso Basilicata, sono fra le più basse al mondo.I petrolieri lavorano alla petrolizzazione di Monopoli dagli inizi degli anni 2000 mentre la classe politica sapeva, stava zitta e metteva le firme necessarie. Gli unici a non essere informati erano i semplici cittadini che non avrebbero mai accettato la trasformazione irreversibile del loro territorio.Nel frattempo la stampa è venuta meno al suo lavoro di indagine nascondendo e sottovalutando gli allarmi lanciati da scienziati e da grandi enti di ricerca scientifica. Per questa ragione molti monopolitani non sanno ancora niente del rischio spaventoso che la nostra regione sta correndo.
In ogni caso meglio prevenire che curare.
Propongo di indire un referendum per far decidere ai monopolitani, padroni del loro territorio, se vogliono una Monopoli nera e una Monopoli verde. Invito le associazioni e le istituzioni interessate a organizzare tutte le procedure necessarie per indire un referendum. Un'iniziativa popolare ma anche istituzionale per vedere cosa vogliono i monopolitani. Una idea che potrebbe essere comunque sviluppata nei prossimi mesi dal momento che non è facile e immediato organizzare un referendum.Però potrebbe essere una idea di successo che passa attraverso il coinvolgimento di persone che fino a questo momento sono state sempre estromesse da scelte decisive per il territorio e che hanno avuto come unico strumento di battaglia quello delle manifestazioni di dissenso.

ing. Giuseppe Deleonibus
Presidente Cittadino dei VERDI per la Pace