venerdì 14 maggio 2010

ORRORE E CORDOGLIO PER DUPLICE OMICIDIO GUARDIE ECOZOOFILE



Nell’entroterra di Sori, il 65enne Renzo Castagnola ha ucciso Elvio Fichera e Paola Quartini, guarde zoofile volontarie, che gli notificavano una denuncia per il presunto maltrattamento di alcuni cani. L’uomo ha anche ferito la moglie e poi s’è tolto la vita. Castagnola ha sparato sei colpi secondo i rilievi dei Carabinieri e del medico legale Marco Salvi. Tre proiettili della calibro 9 automatica, trovata a terra sul luogo dell’omicidio, hanno raggiunto Paola Quartini al viso, al torace e ad una gamba. Un colpo solo all’indirizzo dell’uomo, Elvio Fichera, raggiunto alla testa. Un proiettile ha ferito di striscio la moglie di Castagnola, ma non è chiaro se l’intenzione dell’uomo fosse della di ucciderla oppure se la donna si sia trovata sulla traiettoria. I corpi delle due guardie zoofile sono stati trovati a terra, vicini a quello dell’omicida, nell’area all’aperto delimitata da una recinzione dove si trovano anche le gabbie in cui sono tenuti i cani. Secondo quanto riferito dai militari, gli animali sono stati trovati nelle loro gabbie, in spazi ristretti, in una situazione igienica piuttosto precaria.

sabato 27 marzo 2010

Truffa atomica



In queste settimane il Governo continua la sua marcia verso la riapertura del nucleare in Italia – registrando un voto contrario della Conferenza Stato-Regioni - ed Enel prosegue la sua attività di agit-prop presentando con Confindustria le brillanti prospettive per le imprese italiane. Secondo Enel la parte “non nucleare” (non coperta da brevetti) vale il 70% dell’investimento, mentre per EDF la quota nucleare pesa per il 60%. Va ricordato che i colloqui dello scorso novembre tra Ansaldo e Areva per accedere al know-how dell’isola nucleare non hanno avuto alcun esito e che in Finlandia anche nelle opere civili il colosso francese Bouygues fa la parte del leone in termini di appalti, peraltro con risultati assai discutibili.Lo scorso ottobre l’Agenzia di sicurezza nucleare finlandese STUK fermava i lavori di saldatura del circuito primario del reattore EPR in costruzione a Olkiluoto, per aver riscontrato nuovamente irregolarità nella realizzazione delle opere. Si tratta delle stesse tubature le cui saldature erano già state oggetto di indagine in passato. Questa volta il problema non è dei cordoni di saldatura, ma sui lavori di saldatura fatti per coprire difetti estetici sulla superficie delle tubature. E questo, contrariamente alla prassi, senza che sia stato documentato. Se mai si dovesse rifare tutto il lavoro ci vorrebbero 3 anni.Il capo dell’agenzia STUK, Jukka Laaksonen commenta che «il calendario dei lavori era irrealistico sin dall’inizio. Quando la TVO ordinò il nuovo reattore non era stato più costruito un reattore nucleare nell’Europa occidentale o negli USA da oltre 10 anni, e nessuno aveva esperienza su un reattore di queste dimensioni. Areva non aveva alcuna esperienza nella gestione di un cantiere di questa portata, i francesi sono abituati ad andare avanti e a finire la documentazione in un secondo momento mentre i finlandesi vogliono progetti approvati su carta prima di iniziare o continuare i lavori» (Huvudstadsbladet, 11 novembre 2009). «Il cemento arrivava camion dopo camion. E noi lo pompavamo. Anche quando il sistema di rinforzo non era finito. Il cemento non poteva aspettare.Gli ispettori della Bouygues ci ordinarono di coprire gli evidenti difetti della struttura col cemento. Se ci fossero grossi errori, osservavano gli ispettori, ma questi più piccoli... venivano lasciati lì» (intervista a lavoratori polacchi impiegati in cantiere su Helsingin Sanomat, 31 gennaio 2010).Se in Finlandia i francesi di Areva e i finlandesi della TVO si contestano a vicenda le colpe per i ritardi del cantiere, minacciandosi con richieste miliardarie, il conflitto all’interno dell’industria francese, tra Areva ed EDF, è scoppiato al punto che i capi delle due aziende – di proprietà largamente pubblica – sono stati chiamati a rapporto dal ministro Fillon che gli ha imposto il silenzio. Il casus belli è stato causato dalla gara d’appalto per quattro reattori nucleari persa negli Emirati Arabi Uniti lo scorso dicembre (vinta da un consorzio sudcoerano).Interessante notare che a gennaio Enel presenta ancora un costo per reattore di 4-4,5 miliardi di euro, mentre ad Abu Dabi i francesi hanno presentato un’offerta che in euro è di circa 6,5 miliardi a reattore. Non è stata comunque solo una questione di prezzo – come emerge in un’analisi comparsa sul quotidiano The National di Abu Dabhi il 16 gennaio scorso – ma anche un effetto del fiasco finlandese. Sulla vicenda il Financial Times del 15 gennaio riporta come il top management di Areva stia considerando l’ipotesi di riproporre i reattori di seconda generazione CPR 1000 – che la Francia ha smesso di costruire 20 anni – per quei clienti che entrano nel nucleare.La cifra offerta per la gara negli Emirati è persino superiore a quella stimata da Citigroup in un rapporto pubblicato a novembre per valutare i costi del nucleare nel mercato inglese. Secondo il rapporto, perché l’investimento nel nucleare sia remunerativo in quel Paese, il prezzo dell’elettricità deve essere di 65-70 euro a MWh. Ma il sottosegretario Saglia annuncia che col nucleare il costo in Italia sarà di 40 euro/MWh: sarebbe interessante chiedere a Saglia se crede di più ai costi che Enel presenta nelle conferenze stampa o a quelle che l’industria francese presentano alle gare d’appalto.Il conflitto nell’industria nucleare francese è nel frattempo diventato eclatante. Mentre Areva stringe rapporti con Gas de France-Suez, il Presidente Sarkozy ha chiesto a François Roussely – già presidente di EDF e amico del nuovo capo dell’azienda elettrica Henri Proglio – di preparare un rapporto per l’aprile 2010 per stabilire se Areva ha le capacità per fare il “direttore d’orchestra” della filiera nucleare. Secondo le fonti di stampa francese, uno smantellamento di Areva è all’orizzonte, ma non è la prima volta che questa ipotesi viene palesata.Questa sarebbe la certificazione del fallimento del progetto EPR che, nei termini in cui è stato proposto – 3 miliardi di costo, 48 mesi per la costruzione e sicurezza assoluta – è già fallito: anche per il cantiere di Flamanville si moltiplicano le voci di un ritardo di 2 anni già accumulato. La decisione improvvisa di Siemens nel gennaio 2009 di cedere la loro quota del 34% di Areva NP aveva provocato reazioni stizzite - «non è questo il modo di comportarsi negli affari, in genere si mandano segnali», The Economist, 29 gennaio 2009 - oggi quella mossa sembra meno incomprensibile. Vedremo se, dopo il rapporto dell’Agenzia di sicurezza inglese HSE di aggiornamento sul processo autorizzativo dell’EPR in UK, saranno stati superati i problemi emersi sul sistema di controllo d’emergenza e se saranno state date le informazioni per giudicare la tenuta del guscio di contenimento rispetto a un incidente aereo.Di nuovo il Governo ha tenuto a precisare, attraverso il sottosegretario Saglia, che non sono previsti sussidi al nucleare. La stessa certezza però non la condivide il National Audit Office inglese, ente che controlla i conti pubblici. Nel rapporto pubblicato a gennaio riguardo la vendita di British Energy a EDF, si analizza anche l’effettiva possibilità che EDF costruisca nuovi reattori senza ricevere sussidi pubblici. Se ne conclude che «ci vorranno molti anni per determinare se la vendita di British Energy porterà alla costruzione di nuove centrali nucleari senza sussidi pubblici». Queste difficoltà a conciliare mercato e nucleare sono alla base dell’annuncio dato dal ministro David Millband di voler rivedere la struttura troppo liberalizzata del mercato che non favorisce l’eolico e il nucleare. Il Governo britannico tornerebbe al sistema precedente alla riforma del 1989, dove si remunerava anche la potenza disponibile non utilizzata, che allora fu abbandonato dalla riforma Thatcher a causa della sua scarsa flessibilità.Negli USA il Presidente Obama – nel tentativo di trovare maggior consenso al Climate Bill - sta considerando l’ipotesi di triplicare i fondi per prestiti garantiti a tasso agevolato introdotti da Bush nel 2007, portandoli da 18,5 miliardi a 54. L’analisi finanziaria di Moody’s concludeva nel 2008 che con gli incentivi introdotti da Bush si potevano fare solo una o due centrali, ed evidentemente era una analisi corretta.In conclusione, l’EPR è sempre più in difficoltà e sta generando un conflitto nell’industria nucleare francese, i costi sono chiaramente più alti del previsto ed è sempre più evidente che senza sussidi in varie forme nemmeno i Paesi che hanno l’industria nucleare riescono a ricostruire almeno una parte degli impianti che andranno chiusi. Perché in Italia sul nucleare Governo ed Enel ci raccontano ancora le favole? L’obiettivo, forse, è solo quello di firmare contratti che anche in caso di blocco del programma produrranno nuovi “oneri nucleari” (da scaricare in bolletta) da girare ai francesi come merce di scambio per qualche quota nei possibili futuri EPR. E, nel frattempo, si moltiplicano gli ostacoli alle fonti rinnovabili.

venerdì 12 marzo 2010

POVERA ITALIA, IN ARRIVO UN NUOVO CONDONO EDILIZIO



Un nuovo condono edilizio, con possibilità di sanare anche gli abusi commessi in aree sottoposte a vincolo ambientale e paesaggistico. Questa la nuova vergognosa porcata di legge presentata dal Pdl in Senato lo scorso 17 febbraio. Se il provvedimento venisse approvato (cosa quasi sicura), una nuova valanga di richieste di sanatoria potrebbe inondare gli sportelli dei Comuni d'Italia, e questa volta con un'agevolazione in più per chi ha commesso l'abuso: i beni ambientali e paesistici non saranno più esclusi dal condono. Una nuova legge vergogna, dopo il condono sulle liste per le regionali adesso il Pdl presenta in Parlamento un ddl per un ennesimo condono edilizio che prevede un nuovo scempio del territorio. Ci troviamo di fronte ad una nuova aggressione del territorio e della popolazione, il Pdl non si ferma nemmeno di fronte al dissesto idrogeologico dell'Italia e alle vittime provocate dalle frane. Non si fermano nemmeno davanti ai morti. Questo disegno di legge compromette la certezza del diritto e rimette in discussione atti di rigetto già decisi, non solo, estende il condono del 2003 ad aree vincolate anche per abusi gravi e apre la strada ad una sanatoria postuma di costruzioni illegali fino ad oggi considerate insanabili.

giovedì 25 febbraio 2010

Il TAR di Lecce colpo d'ascia alle perforazioni petrolifere

ULTIM'ORA: IL TAR LECCE HA CONCESSO LA SOSPENSIVA RICHIESTA DA OSTUNI, FASANO E REGIONE CON ORDINANZA 130/2010.
QUESTE LE MOTIVAZIONI:
"Premesso che il Comune di Ostuni impugna i provvedimenti con i quali il Ministero dell’Ambiente si è pronunciato positivamente sulla compatibilità ambientale dei lavori preliminari alla attività di estrazione di idrocarburi in favore della società Northern Petroleum LTD (UK) ;considerato che il ricorso principale e gli atti di intervento ad adiuvandum appaiono sorretti da ragioni meritevoli di apprezzamento e tutela in sede cautelare indipendentemente dalla sussistenza di un pericolo imminente di pregiudizio derivante dalla esecuzione dei provvedimenti impugnati, trovando applicazione, nella specie ,il principio di prevenzione che legittima la concessione di una tutela cautelare anticipata ;rilevato che il procedimento di compatibilità ambientale è culminato nella adozione di provvedimenti ministeriali che sembrano avere disatteso alcuni considerevoli profili di criticità qui di seguito riportati:omesso perfezionamento della procedura di composizione della commissione tecnica di verifica di impatto ambientale mercè convocazione del rappresentante designato dalla Regione Puglia , con conseguente mancata valutazione di interessi ascrivibili all’ente territoriale; omessa considerazione del carattere inquinante della tecnica di prospezione geofisica denominata “ Air gun” , soprattutto in rapporto alla mancata considerazione di una alternativa tecnicamente praticabile allo stato delle conoscenze di settore e delle caratteristiche di sensibilità dell’area ove si svolge l’attività in questione ;non adeguata considerazione degli effetti pregiudizievoli derivanti dall’utilizzo della suddetta metodica di prospezione geofisica per la salvaguardia di alcune specie marine ( in particolare, Misticeti e Odontoceti); omessa valutazione dei pregiudizi che l’attività di ricerca petrolifera in argomento può produrre a carico delle attività produttive attraverso le quali si manifesta la vocazione del territorio costiero( attività di esercizio della pesca , del turismo , della balneazione ecc.);
P.Q.M.
Accoglie la suindicata domanda cautelare e, per l’effetto, sospende l’efficacia dei provvedimenti impugnati;La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.Così deciso in Lecce nella camera di consiglio del giorno 24/02/2010 con l'intervento dei Magistrati:
Aldo Ravalli, Presidente
Carlo Dibello, Primo Referendario, Estensore
Claudia Lattanzi, Referendario

Commento del Comitato “NO Petrolio, Sì Energie Rinnovabili”

Ancora una volta con l’interazione Istituzione - Comitato Cittadino si sono sconfitte le lobbies del petrolio.Il Comitato “NO Petrolio, Sì Energie Rinnovabili” esprime grande soddisfazione per la sentenza del TAR di Lecce che dà piena ragione al Comune di Ostuni per quanto riguarda la questione delle perforazioni per idrocarburi a largo delle nostre coste. Si è giunti a questa sentenza, dopo le innumerevoli iniziative organizzate dal Comitato No Petrolio, che hanno coinvolto e sensibilizzato la società civile sulle possibili conseguenze che, a causa di questo sconsiderato sfruttamento del mare e del territorio, potessero ricadere sulla cittadinanza locale. Un lavoro capillare di informazione e confronto, arricchito dalla sensibilità di personaggi della cultura e della scienza, che hanno voluto manifestare il loro appoggio a questa mobilitazione, esponendosi in prima persona, al fine di dare un contributo per salvaguardare questo territorio.Si tratta di una SENTENZA DI MERITO che di fatto annulla le autorizzazioni che il Ministero dell'Ambiente, a suo tempo, concesse alla società Northern Petroleum.L’ordinanza di cui sopra è un importante risultato per la tutela del patrimonio naturalistico pugliese.La sentenza emessa dal Tar Lecce costituisce, inoltre, un importante ulteriore passo avanti per la giurisprudenza amministrativa.Questa vincita è un segnale perché rappresenta una più ampia tutela del bene ambientale anche laddove le autorità preposte alla sua protezione non siano capaci di garantirla.Una sentenza storica, che mette luce sul problema ambientale, bistrattato ed eluso da sempre, sulla martoriata terra di Puglia. Troppo spesso considerata terra di conquista che, se nei secoli passati ci ha lasciato in eredità un patrimonio architettonico e culturale ammirato da tutto il mondo, rischia seriamente, negli ultimi tempi, di annullare le motivazioni che hanno attirato l’attenzione dell’UNESCO.In tempi, come quelli che viviamo, caratterizzati da soprusi decisionali, frutto di sottili accordi politici internazionali, è doveroso per ogni singolo cittadino, l’impegno affinché, beni comuni come acqua, paesaggio e ambiente siano tutelati.Il continuo trasformarsi della Natura, sotto i colpi dello sfruttamento irresponsabile delle sue risorse da parte dell’uomo, ci indirizza verso la conclusione che è necessario abbandonare la ricerca di nuove risorse energetiche, estratte da combustibili fossili, e indirizzarsi su energie più sicure, in piena sintonia con le esigenze dell’ambiente.In sostanza: - i beni comuni come l' acqua, il paesaggio, l' ambiente debbono essere tutelati; - non si può insistere ancora nelle risorse energetiche derivate da combustibili fossili, ma bisogna puntare alle energie rinnovabili, sicure, pulite ed al risparmio energetico; - vi è bisogno di un' economia durevole, sostenibile, in armonia con la natura.

Ing. Giuseppe DELEONIBUS
Portavoce Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili”

sabato 6 febbraio 2010

Nucleare, governo impugna 'leggi del no' di Campania, Puglia e Basilicata

Siamo un partito "sfiatato" dall'assenza in Parlamento e dalla censura dei media, perché ci porta appresso temi scomodi, come il nucleare.Non si tollerano voci diverse da quelle ufficiali del ministro Scajola o dell'Enel. Così il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli si è messo a digiunare davanti alla sede Rai di Viale Mazzini, lo fa - ignorato - da 9 giorni.Il fatto che il Governo impugni le leggi per il NO al nucleare è un atto fuori dalla democrazia, tipico del regime fascista, perché va a negare la Costituzione. Il titolo V assegna alle Regioni competenze specifiche in certe materie e Scajola disconosce questo ruolo.E' di una gravità inaudita quello che è accaduto nelle ultime ore. Il governo, con la decisione di impugnare le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata contro il nucleare, ha compiuto un atto in puro stile repressivo. Un gesto, quello del ministro dello Sviluppo Claudio Scajola e del ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, che ci riporta indietro di trent'anni. Evidentemente per questa classe dirigente non vale nulla il volere dei cittadini, che già nel 1987 si espressero contro le centrali nucleari nel nostro Paese; così come a nulla valgono le amministrazioni regionali, espressione della volontà popolare. Ma la decisione del governo Berlusconi di voler ricorrere contro le legislazioni regionali nasconde anche le paure delle forze politiche di maggioranza, che ancora non dicono chiaramente ai cittadini dove intendono costruire le centrali atomiche. Un timore evidentemente legato alla prossima scadenza delle elezioni regionali. Il governo Berlusconi sa bene che i cittadini sono contrari alla decisione di tornare al nucleare e, per questo, per il rischio di perdere consensi e scatenare proteste nelle comunità locali, si guarda bene dal rendere nota la lista dei siti. E, come se questo non bastasse, il centrodestra ha deciso di imporre la costruzione degli impianti con l'uso dell'esercito. Ci troviamo di fronte a un gravissimo attacco alla democrazia del nostro Paese, complice un sistema mediatico che ha di fatto oscurato i temi dell'ambiente e del nucleare sottraendoli al dibattito pubblico.I grandi network televisivi tacciono al cospetto delle decisioni governative e vengono meno al loro dovere di informazione. Il ministro Scajola, protagonista dell'ultima crociata a favore del nucleare, deve spiegare agli italiani dove intende portare le scorie radioattive, altamente tossiche e pericolose per centinaia di anni. E come intende trattarle, in quali stabilimenti e con quali tecniche. Mentre ai cittadini italiani non viene data la possibilità di farsi un'opinione su queste vicende cruciali per la vita del Paese e per la loro salute. Di fatto è calato un silenzio assordante sui temi che possono danneggiare l'immagine di questa maggioranza e metterne in discussione le scelte. Sul nucleare non esiste più contraddittorio. Ci raccontano quali potranno essere gli effetti positivi delle centrali atomiche, tacendo sui costi reali di questa operazione.Oltre al silenzio sui rischi serissimi che tutti noi corriamo. E questo per interesse. Dietro c'è un sistema industriale che vuole gestire gli appalti pubblici, e qui balleranno diversi milioni perché c'è la volontà politica di mettere sul piatto un sacco di soldi. Gli italiani saranno impoveriti, perché le bollette rincareranno. Ma le grandi famiglie dell'industria e le lobby del potere saranno più ricche.L'Enel dice: il nucleare creerà mille e 300 posti di lavoro... Ma in Germania, dove la Merkel (così come Obama negli Stati Uniti) sta scommettendo sulle energie del futuro, ci sono 250 mila occupati nel settore "solare". Il nostro Paese del sole potrebbe essere il leader di questa energia pulita e invece sarà a rimorchio. Stiamo dilapidando un tesoro, ci stiamo negando il futuro. Più in generale, la politica industriale del governo - e si vede nei fatti di Termini Imerese, nei guai di tutte le aziende in crisi - sta producendo solo disoccupati e smog.Oltre che agli industriali suddetti, questo nucleare conviene ai francesi. Loro non costruiscono nuove centrali da 35 anni, però adesso faranno un grande affare con l'Italia. A Roma si direbbe: ci becchiamo la sòla. Sosterremo la loro economia, visto che la corte dei conti francese ha certificato i 2 miliardi di debiti dell'EDF, la loro agenzia dell'energia. Una parte di quel debito lo pagheranno gli italiani, perché ci siamo appoggiati a loro, che piazzeranno i reattori nelle nostre centrali.Dopo il dossier che dimostra quanto sia diseconomica l'energia nucleare rispetto alle altre, costi che pagheranno i cittadini, noi Verdi insisteremo su un tema che giocoforza tocca la sensibilità degli italiani. Informeremo tutti che in Francia 18 centrali su 56 sono ferme per guasti o incidenti. La storia ci insegna che un incidente in una centrale può diventare una catastrofe planetaria. E così presenteremo una simulazione di incidente nucleare a Montalto di Castro, dove il governo ha già deciso - ma non lo dice - di rimettere a regime la vecchia centrale.Intanto, noi Verdi abbiamo redatto un documento che smonta punto per punto le convenienze "nucleari" sbandierate da Scajola, dal governo intero, dall'Enel. Questo è un dossier sul nucleare, sulle conseguenze dell'arrivo - in accordo con il governo transalpino e insieme con Edf (Electricitè de France) - dei quattro reattori nucleari da 1,6 GW a tecnologia Epr francese. Si leggono i dubbi di Moody's, la più nota e quotata fra le agenzie di rating, che prevede una erosione di affidabilità per imprese e industrie coinvolte in un affare così rischioso. Poi ci sono i conti del Mit (Massacchussetts institute of technology di Boston) che conclude sull'enormità delle spese per un ritorno al nucleare. Esborsi che in genere si spalmano su 15 anni, coperti con un mix di debito e capitale proprio, voci di costo che nel nucleare crescono a causa della lunghezza dei tempi di costruzione, del rischio di ritardi "politici" (elevatissimi, in Italia) e problemi tecnici.Questo porta a un costo medio del capitale nel nucleare pari al 10%, superiore a quello delle altre fonti energetiche, pari al 7,8%: è la principale causa nella sostanziale stasi nella costruzione delle nuove centrali atomiche nei paesi occidentali. L'Italia, invece, è pronta a ripartire, e spaccia questo come un affare...Moody's fa una simulazione fra le diverse opzioni di produzione dell'energia, inserendo tutti i costi, fissi, variabili, gli oneri finanziari, gli ammortamenti per la divesa durata degli impianti (30 anni per il gas, 50 anni per il nucleare). Ne risulta un prezzo medio dell'energia (in dollari per Megawattora) di 120 dollari per il gas, 112 per il carbone, 125 per l'eolico, 151 x il nucleare.La tendenza divaricherà ancora di più questi dati, perché, come scrive Moody's «Il problema del nucleare è l'obsolescenza tecnica e i costi in continua ascesa (e nessuno si metterà ad aggiornare un parco risorse in disuso), mentre le tecnologie rinnovabili, al contrario, procedono velocemente verso tecnologie sempre più efficienti e quindi verso una riduzione dei costi».E i modelli dell'agenzia si riferiscono a un Paese che produce nucleare, quindi rodato. Da noi si dovrebbe ripartire da zero, dopo 23 anni di messa al bando. Il governo ribatte che Enel - seconda utility europea - è un'azienza grande, capace di enormi investimenti. Vero, ma proprio Moody's nel 2008 ha declassato il livello di rating a lungo termine di Enel da A1 a A2. E il nucleare "declassa", come si è visto. I reattori - stando alle ultime commesse francesi in Canada - costeranno intorno ai 35 miliardi di euro. Enel dovrà indebitarsi, in una situazione che la vede già esposta verso il sistema bancario per 51 miliardi. Servono dunque garanzie, affinchè i partner finanziatori accettino il rischio. Per questo Enel ha proposto di fissare a priori un prezzo del kWh nucleare abbastanza alto da remunerare gli istituti finanziatori, quando la centrale venderà energia.
Questo è il punto critico dell'impresa nucleare italiana, conclude il dossier: impoverirà l'ambiente, le casse dello Stato, le tasche dei cittadini.