Sulla pagina personale Facebook del nostro Presidente cittadino, ing. Giuseppe Deleonibus, è giunto il seguente messaggio:
"Ingegnere qual è il target al quale si rivolge qndo fa le sue battaglie?Come intende contrastare queste discriminazioni del Partito democratico? Perchè succede questo, a suo avviso?Sono vere le voci che lei caldeggiava per il Partito democratico? Ma di fronte a queste dimenticanze, sono cambiati i suoi pensieri riguardo certi cambi di casacca?Perchè cambiare vocazione politica alla vigilia del primo anno da coordinatore cittadino nei verdi per la pace? E' sintomo di turbolenze all'interno del vostro circolo politico?Risponda ad un semplice cronista 'discriminato' dalla lista dei suoi amici di facebook soltanto perchè l'arroganza dei politici rende le menti poco lucide di fronte a critiche che alcune testate giornalistiche hanno riportato in merito agli interventi giunti nelle redazioni mediante comunicati stampa oppure attraverso il proprio operato.... Mostra tuttoLei è convito di essere sempre supervisore ad ogni critica?Auspico risposte concrete e pubblicamente magari con un suo comunicato stampa. Giuseppe Spalluto"
Questa è stata la risposta del nostro Presidente cittadino, ing. Giuseppe Deleonibus:
"A parte il suo italiano imbarazzante...ad uno ad uno risponderò ai suoi punti:
1) Target: non me ne sono mai prefissato uno. Avere dei targets è, per me, sinonimo di limitatezza. Io ho sempre cercato di guardare intorno a me e di trasmettere attraverso il mio bagaglio un quid in più. Il tutto in sintonia con la parola d’ordine contemporanea: ascolto, di sè e degli altri.
2) Non intendo contrastare queste discriminazioni...i pesci grandi hanno bisogno per crescere dei pesci piccoli. E' una lotta darwiniana, non manichea. La lotta omerica, nell'Iliade, avviene sempre tra eroi in possesso di una forza simile. Come insegna Esopo l'unico modo per sconvolgere il dato naturale della legge del più forte è l'uso dell'astuzia. Così lo scarabeo minuscolo fa cadere le uova della grande aquila arrogante dalla pancia di Zeus, per mezzo di astuzie; il piccolo Ulisse-Nessuno inganna il grande Polifemo, figlio di dio greco.
3) Succede questo perchè la strategia democratica lavora all'idea del partito unico! È un’idea forte e poco importa se mal si attaglia alla storia di questo paese, se allontana il contributo di chi vuole rimanere libero e quindi riduce la possibilità di vincere le destre. Nessun alleato, solo scudieri! E chi non è d’accordo e non sta all’"inciucio" su vari fronti e su onerose opere a impatto ambientale è antidemocratico. Queste le direttive, valevoli anche per le realtà locali. Fuori chi non si allinea, le menti libere, chi rappresenta sensibilità e necessità vere, chi denuncia e contrasta i potentati del cemento, le speculazioni dei monopoli pubblico-privati, le imprese che non rispettano il lavoro.
4) Mai caldeggiato per il Partito Democratico. Davvero questo Partito Democratico non mi rispecchia. Soprattutto come è costruito a Monopoli. E chi le ha mai parlato dei miei cambi di casacca? La mia unica tessera è stata quella dei Verdi e fino a quando i Verdi esisteranno (anche col solo 0.0001%) io resterò Verde. Soprattutto ora che rivesto un ruolo di rilievo nazionale (questo forse le è sfuggito perchè poco attento alla lettura).
5) Riguardo ai cambi di casacca. Sui giornali appare spesso l'argomento dei voltagabbana. Si gira intorno alla questione, ma la realtà è semplice: essere voltagabbana è nel carattere degli italiani, nel loro Dna. Tra le nostre qualità non ci sono affidabilità e lealtà, la storia lo dimostra a iosa. Prevale il cinismo, prevale l'atteggiamento espresso dal consueto « Chi se ne frega! » e l' ancor più antico: « Francia o Spagna pur che se magna ». Esistono almeno due libri apparsi in questi ultimi anni presso l'editore Marsilio: un saggio di Pialuisa Bianco («Elogio del voltagabbana») e una raccolta di interviste di Claudio Sabelli Fioretti («Voltagabbana, manuale per galleggiare come un sughero»). Le consiglierei di leggerli. Il cambio di casacca dimostra soltanto la capacità di gridare: " Vogliamo questo, vogliamo quello " , come farebbe " Pierino ". Il cambio di casacca è soltanto segno di debolezza, estrema debolezza, oppure opportunismo.
Quando questo mi riguarderà la invito a scrivere fiumi di parole a riguardo ma prima non faccia illazioni.
6) Mai cambiata la mia linea politica. La mia prima battaglia è stata la difesa degli omosessuali, descritti come malati da curare da un suo collega. Battaglia che lei conosce molto bene. Successivamente ho incontrato ufficialmente gli ambulanti di piazza XX Settembre e con il mio partito ho iniziato a prendere le loro "difese". Le ricordo, qualora avesse dimenticato perchè in altre faccende affaccendato, che il partito dei Verdi a Monopoli è stata la prima organizzazione politica ad accedere agli istituti di partecipazione cittadina. Successivamente ho incontrato in maniera non ufficiale i commercianti di piazza XX Settembre e da sempre sono a loro fianco. Per conoscere approfonditamente la mia linea politica può tranquillamente leggere www.verdimonopoli.blogspot.com
7) All'interno del circolo cittadino non c'è nessuna turbolenza. Si lavora. Certo alcune volte nascono incomprensioni. Ma questo avviene dappertutto. Sarà capitato anche a lei a Teletrullo, a Canale 7 (che le ha fornito i rudimenti e ora attacca e denigra in ogni dove).
8) Non ho discriminato mai nessuno. Non posso permettermelo. Ho solo eliminato alcune persone con cui non avevo più rapporti o affinità intellettive. E in quella lista di persone è capitato anche lei. Anche se discriminare non è altro che il legittimo esercizio del diritto di scegliere e quindi di escludere. Discriminare non è altro che il legittimo diritto ad avere delle simpatie e delle preferenze e quindi di negare a terzi la nostra amicizia o la nostra solidarietà. Discriminare non è altro che il legittimo diritto di non accettare uno scambio. In fondo non è altro che un atto di libertà. È perfettamente naturale. Lo facciamo tutti i giorni. Tutti. Il diritto di discriminare è sempre legittimo? No. Esso lo è solo quando vengono rispettati e tutelati i diritti di proprietà degli individui. Da ciò che mi appartiene, dal mio corpo, dai frutti del mio lavoro, dai miei beni, ho il legittimo diritto di escludere chiunque. Lo immagina un mondo in cui si è costretti ad avere amici che non si desiderano, o magari a sostenere persone i cui comportamenti ci indignano profondamente? O semplicemente persone con cui, per una qualche ragione, per quanto razionale e sensata essa sia, si desidera non avere nulla a che fare? Siamo sicuri che un mondo simile sia un mondo di libertà? Non credo proprio.
9) Le critiche di alcune testate giornalistice (in realtà solo la sua) io non le ho lette. Nel senso che i suoi articoli io non li ho vissuti come critiche. Ma come parole dette senza un senso preciso...dette pur di smontare l'avversario (eh sì perchè lei mi vive così. Io invece no. Lei per me è solo uno scrivente, ossia uno che scrive. Mi permetta di non chiamarla giornalista altrimenti i decani si offenderebbero. E anche perchè in Italia per svolgere l'attività del giornalista - regolamentata per legge (la numero 69 del 1963) e fondata su una precisa deontologia - occorre far parte di un apposito Ordine professionale. E lei, che io, sappia ancora non ne fa parte). Ma mi permetta comunque di consigliarle ancora un'altra lettura "Carta dei doveri del giornalista" (sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana l’8 luglio 1993).
10) Cosa significa "essere supervisore ad ogni critica"? La critica è una cosa a cui un politico deve abituarsi. Sottoscrivo quello che diceva Otto von Bismarck "Accetto con gratitudine la più aspra critica, se soltanto rimane imparziale". Giovenale diceva "La critica è indulgente coi corvi e si accanisce con le colombe". Per essere più alla sua portata, mia nonna diceva "È facile dir male dell'arte, ma difficile è impararla".
Diritto di cronaca e diritto di critica sono entrambi emanazioni dall’art. 21 Cost. Tuttavia, la loro diversità è enorme. La cronaca riferisce una realtà fenomenica (fatto o comportamento). Essendo informazione, è obiettiva. La critica, essendo valutazione, è soggettiva. La critica è fondamentalmente un attacco. E’ il giudizio soggettivo a caratterizzare la critica rispetto alla cronaca. Se quest’ultima consiste nel riferire un fatto obiettivo, è possibile fornire per esso un solo messaggio informativo. Le possibilità di critica nei confronti di un fatto, invece, sono tendenzialmente infinite. In teoria la critica dovrebbe incontrare gli stessi limiti previsti per il diritto di cronaca: verità, interesse pubblico, continenza formale. Solo se rispetta tutti e tre i requisiti la critica è legittima. La verità è riferita al fatto: ossia la critica deve poggiare su basi veritiere. Deve rivestire un interesse pubblico, che è poi riferito allo stesso fatto: non si possono, quindi, esprimere pubblicamente valutazioni critiche su fatti privati o comunque privi di interesse per la collettività. Infine, la critica deve rispettare il requisito della continenza formale. In teoria, appunto. Ma in pratica, la differenza ontologica con la cronaca rende impossibile applicare alla critica i tradizionali requisiti nella stessa misura e con la stessa severità. Non è difficile immaginare come la valutazione di un fatto, passando attraverso la sua interpretazione, possa tendere a travisarlo. E come la critica verso una persona, o un suo comportamento, per forza di cose finisca per rappresentarla in maniera diversa da quella che è.
11) La risposta è pubblica e non penso per questo di doverle un comunicato stampa.
1) Target: non me ne sono mai prefissato uno. Avere dei targets è, per me, sinonimo di limitatezza. Io ho sempre cercato di guardare intorno a me e di trasmettere attraverso il mio bagaglio un quid in più. Il tutto in sintonia con la parola d’ordine contemporanea: ascolto, di sè e degli altri.
2) Non intendo contrastare queste discriminazioni...i pesci grandi hanno bisogno per crescere dei pesci piccoli. E' una lotta darwiniana, non manichea. La lotta omerica, nell'Iliade, avviene sempre tra eroi in possesso di una forza simile. Come insegna Esopo l'unico modo per sconvolgere il dato naturale della legge del più forte è l'uso dell'astuzia. Così lo scarabeo minuscolo fa cadere le uova della grande aquila arrogante dalla pancia di Zeus, per mezzo di astuzie; il piccolo Ulisse-Nessuno inganna il grande Polifemo, figlio di dio greco.
3) Succede questo perchè la strategia democratica lavora all'idea del partito unico! È un’idea forte e poco importa se mal si attaglia alla storia di questo paese, se allontana il contributo di chi vuole rimanere libero e quindi riduce la possibilità di vincere le destre. Nessun alleato, solo scudieri! E chi non è d’accordo e non sta all’"inciucio" su vari fronti e su onerose opere a impatto ambientale è antidemocratico. Queste le direttive, valevoli anche per le realtà locali. Fuori chi non si allinea, le menti libere, chi rappresenta sensibilità e necessità vere, chi denuncia e contrasta i potentati del cemento, le speculazioni dei monopoli pubblico-privati, le imprese che non rispettano il lavoro.
4) Mai caldeggiato per il Partito Democratico. Davvero questo Partito Democratico non mi rispecchia. Soprattutto come è costruito a Monopoli. E chi le ha mai parlato dei miei cambi di casacca? La mia unica tessera è stata quella dei Verdi e fino a quando i Verdi esisteranno (anche col solo 0.0001%) io resterò Verde. Soprattutto ora che rivesto un ruolo di rilievo nazionale (questo forse le è sfuggito perchè poco attento alla lettura).
5) Riguardo ai cambi di casacca. Sui giornali appare spesso l'argomento dei voltagabbana. Si gira intorno alla questione, ma la realtà è semplice: essere voltagabbana è nel carattere degli italiani, nel loro Dna. Tra le nostre qualità non ci sono affidabilità e lealtà, la storia lo dimostra a iosa. Prevale il cinismo, prevale l'atteggiamento espresso dal consueto « Chi se ne frega! » e l' ancor più antico: « Francia o Spagna pur che se magna ». Esistono almeno due libri apparsi in questi ultimi anni presso l'editore Marsilio: un saggio di Pialuisa Bianco («Elogio del voltagabbana») e una raccolta di interviste di Claudio Sabelli Fioretti («Voltagabbana, manuale per galleggiare come un sughero»). Le consiglierei di leggerli. Il cambio di casacca dimostra soltanto la capacità di gridare: " Vogliamo questo, vogliamo quello " , come farebbe " Pierino ". Il cambio di casacca è soltanto segno di debolezza, estrema debolezza, oppure opportunismo.
Quando questo mi riguarderà la invito a scrivere fiumi di parole a riguardo ma prima non faccia illazioni.
6) Mai cambiata la mia linea politica. La mia prima battaglia è stata la difesa degli omosessuali, descritti come malati da curare da un suo collega. Battaglia che lei conosce molto bene. Successivamente ho incontrato ufficialmente gli ambulanti di piazza XX Settembre e con il mio partito ho iniziato a prendere le loro "difese". Le ricordo, qualora avesse dimenticato perchè in altre faccende affaccendato, che il partito dei Verdi a Monopoli è stata la prima organizzazione politica ad accedere agli istituti di partecipazione cittadina. Successivamente ho incontrato in maniera non ufficiale i commercianti di piazza XX Settembre e da sempre sono a loro fianco. Per conoscere approfonditamente la mia linea politica può tranquillamente leggere www.verdimonopoli.blogspot.com
7) All'interno del circolo cittadino non c'è nessuna turbolenza. Si lavora. Certo alcune volte nascono incomprensioni. Ma questo avviene dappertutto. Sarà capitato anche a lei a Teletrullo, a Canale 7 (che le ha fornito i rudimenti e ora attacca e denigra in ogni dove).
8) Non ho discriminato mai nessuno. Non posso permettermelo. Ho solo eliminato alcune persone con cui non avevo più rapporti o affinità intellettive. E in quella lista di persone è capitato anche lei. Anche se discriminare non è altro che il legittimo esercizio del diritto di scegliere e quindi di escludere. Discriminare non è altro che il legittimo diritto ad avere delle simpatie e delle preferenze e quindi di negare a terzi la nostra amicizia o la nostra solidarietà. Discriminare non è altro che il legittimo diritto di non accettare uno scambio. In fondo non è altro che un atto di libertà. È perfettamente naturale. Lo facciamo tutti i giorni. Tutti. Il diritto di discriminare è sempre legittimo? No. Esso lo è solo quando vengono rispettati e tutelati i diritti di proprietà degli individui. Da ciò che mi appartiene, dal mio corpo, dai frutti del mio lavoro, dai miei beni, ho il legittimo diritto di escludere chiunque. Lo immagina un mondo in cui si è costretti ad avere amici che non si desiderano, o magari a sostenere persone i cui comportamenti ci indignano profondamente? O semplicemente persone con cui, per una qualche ragione, per quanto razionale e sensata essa sia, si desidera non avere nulla a che fare? Siamo sicuri che un mondo simile sia un mondo di libertà? Non credo proprio.
9) Le critiche di alcune testate giornalistice (in realtà solo la sua) io non le ho lette. Nel senso che i suoi articoli io non li ho vissuti come critiche. Ma come parole dette senza un senso preciso...dette pur di smontare l'avversario (eh sì perchè lei mi vive così. Io invece no. Lei per me è solo uno scrivente, ossia uno che scrive. Mi permetta di non chiamarla giornalista altrimenti i decani si offenderebbero. E anche perchè in Italia per svolgere l'attività del giornalista - regolamentata per legge (la numero 69 del 1963) e fondata su una precisa deontologia - occorre far parte di un apposito Ordine professionale. E lei, che io, sappia ancora non ne fa parte). Ma mi permetta comunque di consigliarle ancora un'altra lettura "Carta dei doveri del giornalista" (sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana l’8 luglio 1993).
10) Cosa significa "essere supervisore ad ogni critica"? La critica è una cosa a cui un politico deve abituarsi. Sottoscrivo quello che diceva Otto von Bismarck "Accetto con gratitudine la più aspra critica, se soltanto rimane imparziale". Giovenale diceva "La critica è indulgente coi corvi e si accanisce con le colombe". Per essere più alla sua portata, mia nonna diceva "È facile dir male dell'arte, ma difficile è impararla".
Diritto di cronaca e diritto di critica sono entrambi emanazioni dall’art. 21 Cost. Tuttavia, la loro diversità è enorme. La cronaca riferisce una realtà fenomenica (fatto o comportamento). Essendo informazione, è obiettiva. La critica, essendo valutazione, è soggettiva. La critica è fondamentalmente un attacco. E’ il giudizio soggettivo a caratterizzare la critica rispetto alla cronaca. Se quest’ultima consiste nel riferire un fatto obiettivo, è possibile fornire per esso un solo messaggio informativo. Le possibilità di critica nei confronti di un fatto, invece, sono tendenzialmente infinite. In teoria la critica dovrebbe incontrare gli stessi limiti previsti per il diritto di cronaca: verità, interesse pubblico, continenza formale. Solo se rispetta tutti e tre i requisiti la critica è legittima. La verità è riferita al fatto: ossia la critica deve poggiare su basi veritiere. Deve rivestire un interesse pubblico, che è poi riferito allo stesso fatto: non si possono, quindi, esprimere pubblicamente valutazioni critiche su fatti privati o comunque privi di interesse per la collettività. Infine, la critica deve rispettare il requisito della continenza formale. In teoria, appunto. Ma in pratica, la differenza ontologica con la cronaca rende impossibile applicare alla critica i tradizionali requisiti nella stessa misura e con la stessa severità. Non è difficile immaginare come la valutazione di un fatto, passando attraverso la sua interpretazione, possa tendere a travisarlo. E come la critica verso una persona, o un suo comportamento, per forza di cose finisca per rappresentarla in maniera diversa da quella che è.
11) La risposta è pubblica e non penso per questo di doverle un comunicato stampa.
Non esiste saponata per lavar l'anima ingrata".
Egregio Ingegnere,
RispondiEliminasono un pugliese come Lei e come Lei mi indegno facilmente quando mi trovo ad assistere ad un abuso indiscriminato della democrazia e della libertà di espressione di taluni sedicenti cronisti o giovani che vogliono spacciarsi per tali nell'affannosa ricerca di un posto da "scaldare" nella nostra già controversa realtà del giornalismo italiano.
Quelle che ho letto non le definirei critiche ma soltanto goffi tentativi di ilazioni nei Suoi confronti, conoscendo bene il suo impegno politico a cui ci ha favorevolmente abituati e che ci conforta ormai da un bel pò.
Francamente una piccola critica vorrei rivolgergliela io: credo che il suo tempo vada salvaguardato dal dare agio a tentativi demolitori ai quali mi accorgo Lei sia, suo malgrado, sottoposto.
Troppo spesso il divario tra ciò che si sa e ciò che si dovrebbe sapere si rivela incredibilmente grande e questo non può che portare a miseri tentativi di attacco camuffati da critica giornalistica, per non parlare poi della seducente dietrologia che buona parte della categoria giornalistica pone come base di partenza nella ricerca di facili sensazionalismi e di un modo per emergere.
Per cui Ingegnere La invito a dare il giusto peso alle cose dette e a chi le esprime perché quanto mi é capitato di leggere qui sopra hanno per me un sapore abbastanza Don Chisciottesco soprattutto davanti all'incolmabile squilibrio culturale che esiste tra Lei e il cronista: dubito a questo punto che le sue parole possano esser state comprese del tutto!
Per finire vorrei sottolineare questa vena di vittimismo che é venuta fuori dal sentirsi rejetti dalla friends list di Facebook. Lo dice la parola stessa: é una lista di amici e non di persone dalle quali doversi difendere!
Un lettore